A diciannove anni, Lamberto diventa staffetta: in costante contatto con i gruppi della resistenza romana, svolge svariati compiti: accompagnare militari alleati paracadutati sulle nostre zone verso le linee alleate; trasporare armi; svolegre attività di propaganda per il CLN. Il 26 novembre del 1943 fu chiamato a presentarsi a via Tasso ma intuendo e in parte conoscendo la possibile sorte si nasconde . Il 6 dicembre 1943 fu anche arrestato dai tedeschi a Genazzano…
Dal suo diario “Mi trovo a S. Vito da 35 giorni e vicino al fiioco mi accingo a scrivere le mie sciagure e le mie fortune senza tener conto del viaggio a piedi da Roma a Genazzano del l0 settembre scorso. Esse hanno inizio il 25 settembre… fummo fermati da vari tedeschi che ci fecero le perquisizioni senza trovarci nulla addosso, dato che io arrevo ben nascosto I’arma. Siccome era I’ora det coprifuoco fummo costretti a tornpre a casa e parfire molto più tardi. La nosfra msta era la montagna ma, mentre
passavamo a S. Savina, un contadino ci mostrò una grotta ben nascosta dove prendemmo alloggio. Subito iniziammo i lavori di attrezzamento, tre feci un rudimentale tavolo ed un sedile con bastoni. Per farvi reggere gli oggetti sopra bisognava fare un particolare studio di equilibrio. Durante la notte rnolti ragni sceglievano i nostri corpi per le loro passeggiate notturne, ma fatta eccezione di questi e della terra che trovavamo nella minestra, passammo una diecina di giorni molto bene. Ci scappava aache qualche favolosa partita a poker alla luce del lumicino ad olio con delle carte unte e bisunte.. Dopo una decina di giorni, essendo tutto calmo, uscimmo fuori e tornammo a casa. Mi misi subito in contatto con i compagni di Genazzano ed incominciammo le nostre attività di partigiani. Mi misi subito in movimento in cerca di armi e munizioni… vado a Palestrina a portare la stampa ai compagni di lì. il giorno stesso alcuni compagni operano un sabotaggio nei depositi di munizioni tedeschi sulla strada di Valmontone asportando qualche centinaio di bombe a mano ed altro materiale..Venerdi 2ó in mattinata appena fatta colazione sappiamo che le S.S. sono giunte a Genazzano e ci cercano (hanno catturato D’Amico il 24).. Lidia ci dice che le S.S. hanno visitato le nostre €ase e non trovando nessuno, hanno lasciato a ciascuno un biglietto per presentarsi al Comando di Via Tasso a Roma… Mio zio ha awertito il convento dei Cappuccini di Paliano per farmi ricoverare coli ma infine vado a S. Pio. Quivi passo nove giorni di solitudine. Durante il mio soggiorno al convento falsi{ico la mia carta d’identità in tal guisa:. Nome: Stiamozzi Agostino.. Professione Sacerdote..
Lunedi 6 Dicembre, verso sera, dato che nessuno ci cerca più, stabilisco di tornare a casa… Mentre parliamo dei fatti accaduti, tutto d’un tratto sentiamo salire le scale e si prerentano dentro casa diversi tedeschi armati con fucili mitragliatori imbracciati e I’interprete. Nemmeno facciamo in tempo ad alzarci che si sono presentati in cucina ed hanno aperto tutte le stanze. L’interprete si rivolge a mia madre e:
E’ questa casa Ait?
Si, risponde mia madre
Allora si rivolge a me:
come vi chiamate voi?
Subito mi alzo e con grande indifferenza rispondo: Stiamozzi Agostino.

Finito questo interrogatorio mi invita a seguirlo. Allora non so quale forza divina abbia sorretta la mia mamma e me finchè non ci buttassimo l’uno nelle braccia dell’altro. Entrambi siamo rimasti indifferenti: io che scendevo le scale tra i tedeschi armati e mia madre che era rimasta nel pianerottolo coll’interprete che la interrogava. Appena giunsi nel cortile vidi uscire da ogni parte tedeschi armati fino ai denti, che avevano circondato tutta la casa.. Incominciarono a perquisire tutte le abitazioni per cercare Ait Lamberto. Si puo comprendere il mio stato d’animo.. Chiamò un sergente e mi consegnò a lui dicendomi:
– per ora andate al forno a lavorare. Domani sarete interrogato dal comandante. E non tentate di fuggire che è peggio- la sentinella mi condusse a caricare il pane sui camion… Tentai quasi di dirgli la verità e già avevo aperto la bocca per parlare che pensai che “finchè c’è vita c’è speranza” e ritornai nel panificio.. Qui si trovavano a lavorare altri di Genazzano. Appena mi videro fecero per dirmi qualcosa ma io non diedi loro il tempo e molto piano dissi a denti stretti:
– Voi non mi conoscete!
Il camion che carichiamo è vicino ad un cancello che si apre sopra una scarpata sulla strada
provinciale. Ma poiché il cancello è coperto da un altro camion, non posso vedere se aperto o no. Perciò domando, sempre pianissimo a quei di Genazzano:
– E aperto quel cancello?
-si
– Si vede nessun tedesco che viene in su?
-No
Do uno sguardo alla mia sentinella. Essa legge a due passi da me, un libro voltandomi le spalle. Con fare indifferente vado giù, entro nel cancello e fingendo di cercare un luogo nascosto mi dirigo verso la scarpata. Molti tedeschi intenti al lavoro mi vedevano, ma non facevano caso a me. Arrivo sul ciglio della scarpate. Mi sembra che rni si debbano spezzare i nervi tanto sono tesi. Ho fatto una decina di metri prima di giungere giù ma a me sono sembrati un centinaìo. Metto il piede nella scarpate e mi butto giù a corpo morto. Finisco in mezzo alle spine che sono sul ciglio del muro che sovrasta la strada. Mi alzo in piedi e spicco un salto giù dal muro alto tre o quattro metri. I pantaloni si impigliano fra le spine e stò per cadere a testa in giù. Mi aggrappo con la mano sinistra alle spine dando qualche sgambetto cado in piedi sulla strada. Di corsa l’attraverso..