Palestrina anno zero

Il 1 Giugno attraverseremo un paese, parte della sua storia e delle sue memorie, lo faremo fisicamente camminando perché camminare ci costringe ad un tempo più lento e a un momento dilatato di riflessione.
Ricorderemo cosa ha rappresentato la guerra per Palestrina e sottolineeremo che la “guerra non è la soluzione”. Non lo è mai, da sempre in nessuna parte del mondo.
Ricordare non solo per non rivivere periodi bui, ma soprattutto per essere partecipi di un reale impegno per la vita e la pace.

La storia dei bombardamenti di Palestrina raccontata nelle strade.

Perché la guerra non era la soluzione

Perché la guerra è distruzione

Perché il conflitto dei potenti lo pagano le genti

 

ore 17:30

Partenza da piazza Santa Maria degli Angeli

Percorso guidato fino alla Cappelletta degli Scacciati

ore 19:00

Accoglienza musicale da parte dei Ragazzi del fontanile degli Scacciati.

Spettacolo di luci, immagini e suoni, sulla musica di Carlo Marzari

presso il fontanile.

25 Aprile: Memoria e Resistenza

Perché Memoria?
Perché siamo figli di quel periodo anche se non lo abbiamo vissuto in prima persona. È entrato nelle nostre cellule e scorre nelle nostre vene grazie ai racconti dei nostri nonni e dei nostri genitori.
Con quelle narrazioni ci hanno consegnato il ricordo ma anche la responsabilità di mantenerlo vivo e trasmetterlo alle generazioni future. Perché quel dolore che ha stravolto le loro vite porti ognuno a dire MAI PIÙ.

Perché Resistenza?
Perché la violenza e le ingiustizie non sono finite con la Liberazione. Hanno solo assunto forme meno evidenti ma non meno pericolose.
L’indifferenza, il pensare in termini individuali e non collettivi, i muri alzati contro chi fugge, i morti in mare, le vecchie e nuove povertà, il consumo del pianeta per arricchire i già ricchi, la povertà culturale.
Questi (ed altri) sono i nemici che
ci minacciano oggi. E che ci chiamano ad una nuova Resistenza. Non servono fucili. Serve impegno, l’esercizio di un pensiero critico, la solidarietà.

I RUSSI IN AZIONE

I sovietici, insieme a Dante Bersini e altri, si appostarono ai margini della strada, in attesa di una autocolonna tedesca che presto sarebbe passata in quella zona. Subito, sostiene la Capponi, ha inizio il fuoco di sbarramento che blocca la colonna dei mezzi tedeschi; un autotreno con rimorchio carico di munizioni esce di strada, il combattimento si fa accanito. I partigiani riescono ad incendiare un camion carico di fusti di benzina; 1500 litri vanno perduti e provocano l’esplosione delle munizioni trasportate dall’autotreno. Perdono la vita in questo scontro tutto l’equipaggio tedesco compresi i motociclisti di scorta al convoglio.

Al sopraggiungere di rinforzi tedeschi il gruppo partigiano, rimasto incolume, riesce a ripiegare e sfuggire alla rabbiosa reazione dei nazisti.

Carla Capponi

UN CUMULO DI ROVINE

Il 1 giugno del 1944 una tempesta di bombe veniva rovesciata dagli aereoplani alleati su Palestrina, che in pochi minuti riduceva ad un cumulo di rovine gran parte della nostra bella cittadina. Molte le vittime, molti i danni. Tra gli altri la chiesa della SS. Annunziata veniva letteralmente rasa al suolo. Durammo fatica, quando alcuni giorni dopo il disastro potemmo da Roma, ove ci eravamo rifugiati, raggiungere Palestrina a identificare il posto”.

Ferracci – Testimonianza Diretta

La Resistenza a Roma e nei Castelli durante l’occupazione Nazifascista.

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Lo storico Davide Conti, ha tenuto una lectio magistralis su un tema, quello della memoria storica legata alla Resistenza nel territorio prenestino e dei Castelli romani, centrale nel progetto “Memoria e materiali per un archivio storico del Lazio” a cura delle associazioni Lupus in Fabula e Brain Community. Il progetto è stato, vincitore di un bando della Regione Lazio.

L’incontro si è svolto presso il Foro di Praeneste, tenendo conto di tutte le precauzioni sanitarie anticovid.

 

Presentazione Memoria 900

evento 12 settembre 2020
Memoria 900 apre i battenti: sabato 12 settembre ore 18.00 a Palestrina presso il Foro di Praeneste, Piazza Regina Margherita, ci sarà un evento durante il quale verrà presentato il portale Memoria900, il sito internet progettato per la valorizzazione gli archivi e la memoria storica della zona dei Monti Prenestini (sud Lazio) prendendo in considerazione soprattutto i fatti della Resistenza sul questo territorio durante la seconda guerra mondiale.
Inoltre verrà presentata la Mappa della Memoria, un progetto di trekking urbano per conoscere i luoghi che testimoniano quel periodo storico dei Monti Prenestini e in particolare di Palestrina.

I DUE COGNATI

….I rastrellati erano di Poli, Gallicano, Palestrina, Castel San Pietro, Rocca di Cave, Cave. Soltanto i due cognati (i partigiani Calcagna e De Angelis) fuggiti da Valenza erano tenuti in disparte e guardati più da presso. I 300 furono incolonnati e condotti a piedi ad uno dei comandi di Palestrina. Dopo il primo sommario interrogatorio la moltitudine dei rastrellati fu condotta a Cave, una parte a piedi e l’altra su autocarri. A Cave furono portati nel piazzale di una grande segheria, nei pressi del cinema. I due Partigiani erano però sempre sotto sorveglianza speciale, isolati dagli altri, addossati ad una grande palma. I tedeschi iniziarono un nuovo interrogatorio dividendo i rastrellati in due gruppi: i più giovani – quelli al di sopra della classe 1912 – li caricarono su degli autocarri e li condussero a Cinecittà; gli altri, dopo essersi accertati della loro identità, li lasciarono liberi. I due invece furono trattenuti a Cave. A Cinecittà fu detto ai nuovi arrivati che erano internati Civili di Guerra. La mattina venivano condotti su camion a lavorare nella zona operativa di guerra di Campoleone. La sera, gli internati venivano riportati a Cinecittà. Era stato loro detto che per ogni internato che fuggiva ne sarebbero stati fucilati 10. Durante i 25 giorni di permanenza a Cinecittà fuggì un internato. Quando i tedeschi se ne accorsero fecero interrompere il lavoro e un maresciallo ordinò che fossero presi i primi 10 uomini che avessero la pala. Furono allineati a ridosso di un terrapieno. Vennero puntate le armi e ci furono gli spari. Le raffiche passarono a un metro sulla loro testa. Un severo e crudele ammonimento.
I due trattenuti a Cave ebbero sorte peggiore. Qualcuno riferì di averli visti legati per il collo ad una fune, trascinati da un autocarro. Di essi si perse ogni traccia.

RASTRELLAMENTO SAN CLEMENTE

Fra i rastrellamenti eseguiti dai nazisti nella zona Prenestina, particolare attenzione merita quello dei primi di maggio. Attuato sia per liberare le retrovie dai Partigiani, sia perché occorrevano uomini da utilizzare nelle retrovie della testa del ponte di Anzio. Furono impiegati circa tremila militari, provenienti anche dai territori di Cave, Palestrina, Rocca di Cave, Castel San Pietro Gallicano, Poli. I tedeschi procedevano alla distanza di 10 m l’uno dall’altro. Di tanto in tanto, lasciavano partire raffiche di mitra contro siepi e lanciavano bombe a mano nei fossati. In contrada Valenza, tra gli sfollati, c’erano molti giovani che tentarono di fuggire verso la montagna, con l’intenzione di portarsi sempre più su fino a Guadagnolo. Anche due giovani cognati Calcagna e De Angelis che, alla notizia del rastrellamento, avevano lasciato le giovani spose con i figlioletti e si erano diretti verso un costone brullo, per raggiungere la provinciale. A circa 100 metri da essa furono scoperti da una pattuglia. Uno dei due aveva con sé una pistola ed una bomba a mano, ma vennero comunque catturati.

GLI AMERICANI ENTRANO IN CITTÁ

«Dopo le cruente battaglie sul fronte di Cassino, l’esercito alleato finalmente riuscì a sfondare la resistenza tedesca. Avenano bombardato a tappeto tutti i paesi dove dovevano transitare, come Valmontone e Palestrina.
Fu così che il 4 giugno scoprimmo l’America! Quello che ci colpì maggiormente fu la modernità dell’enorme equipaggiamento militare: armi sofisticate, mastotondici carri armati e le mitiche “Jeep”.
Alcuni soldati avevano ricevuto l’ordine di dialogare con i civili e distribuirono ogni ben di Dio: pane bianchissimo, carne in scatola, farina di piselli e di uova, formaggio in scatola, cioccolato e sigarette “Camel” chiuse in barattoli. In seguito arrivarono ingenti aiuti – come ho accennato ieri – dal “Piano Marshall”, che salvarono tutta l’Europa dalla fame.
Gli americani calzavano scarponi anfibi e indossavano una divisa elegante con la camicia e “foulard” di seta, tanto da sembrare tutti ufficiali. Un colonnello dichiarò che stava arrivando al porto di Napoli “un enorme vapore carico di grano”.
In seguito arrivò di tutto: latte condensato, pasta, riso, alimentari di ogni genere, medicinali e insetticidi da distribuire a tutti.
Per organizzare la consegna dei beni, si presentò al Comune un ufficiale militare americano con un sergente: voleva conoscere il numero degli abitanti per regolarsi sulla fornitura da inviare.
Pietro Tagliaferro, responsabile dell’anagrafe, furbescamente aumentò il numero degli abitanti, da 7.500 a 10.000 unità. Non aveva fatto i conti col sergente che, in dialetto napoletano, disse: – Ne vaglio’… cca’ nisciuno è fesso. Ndo’ semo transiti avimmo trovato la popolazione assai cresciuta. Nu’ è mmuorto nisciuno colla guerra?
Pietrino, ignaro, si era imbattuto con un italo-americano e per giunta napoletano.
Con il denaro e le provviste degli americani, l’Amministrazione comunale organizzò anche la colonia estiva. Nel convento delle Antonelli, centinaia di bambini ricevevano la colazione, il pranzo e la merenda, dopo essere stati rasati e disinfettati. Furono riuniti in gruppi secondo l’età e venivano accompagnati in montagna ogni giorno. Feci parte dei “signorini” e delle “signorine” che avevano il compito di vigilare sulla loro incolumità. Al termine della stagione, fummo riforniti di scatolette di carne, farina bianca come la neve, latte e uova in polvere, formaggio, coperte, seta. Fu il mio primo “lavoro” retribuito. La gioia fu incommensurabile!».

Tomassi, testimonianza diretta

LA GALLINA NERA

«Qando tornammo da Guadagnolo, ricordammo due fatti inquientanti che erano accaduti la viglilia del primo e del secondo bombardamento sulla città. Dalla contadina che ci portava le uova fresche a casa una volta alla settimana, mamma comprò anche una grossa gallina nera che faceva due uova al giorno. Durante la notte del 22 gennaio, si mise a cantare lugubramente. Il quadro di S.Antonio da Padova, protettore degli edili, cadde dalla parete e andò in frantumi. I due avvenimenti, nella credenza popolare e dettati da ignoranza o da paura, erano di malaugurio in quanto forze occulte erano ritenute portatrici di influenze per lo più negative. Così, quando un quadro cade annuncia una disgrazia e se la gallina canta annuncia la morte di un parente. Se poi aggiungiamo che il numero civico del nostro palazzo era il 13, arriviamo al massimo della disgrazia. Credenze popolari dunque, ma la realtà fu devastante perchè zia Antonietta con le due figlie rimasero sotto le macerie  del loro palazzo, sito davanti la chiesa di S. Antonio. Ma la lista non finisce qui: il nostro palazzo cadde e altri cinque parenti furono fucilati dai nazisti».

Tomassi, Testimonianza diretta