«Uno scossone violento mi strappa dal sonno. Ci sono I tedechi. Stanno girando per le case. Dalle fessure delle imposte all’incerta luce dell’alba, vedo la strada sottostante gremita di soldati tedeschi coi fucili automatici imbracciati e le granate a mano infilate nella cintnura. Due di essi stanno uscendo da una casa cacciandosi avanti a spintoni un disgraziato, semi vestito. Aferro tutta la mia roba, e arrampicandomi sull’armadio entro nella botola della soffitta. Nell’oscurita l’attesa è penosa. Sono sdraiato sull’impaintito di legno, immobile, la rivoltella nella destra. Il cuore alterna battiti lenti e staccati a ritmi precipitosi. Se venissero qui? Sparerei ai primi due o tre. E poi? Morirei come un topo. Scarponi ferrati stridono sui gradini della scala. La scala di questa casa? Quella della acsa dei vicini? il cuore sembra impazzire. I suoi battiti sono martellate dolorose che scuotono il petto e sembrano rintronare nel buio».
Levi – Testimonianza diretta