“ … Facevamo le riunioni alla casetta di Emilio ( D’Amico) in campagna, parlavamo delle armi, le andavamo a prendere alla Breda. Andavamo con il treno fino a Colonna, poi tutto a piedi perché era tutto bombardato. Andavamo io , ‘ Spaccacipolle’ ( Giorgio Lucci), Giulio ‘ Jo puorcio’ ( Giulio Lucci), partivamo di giorno, poi quando era notte entravamo in una tenuta, da lì scavalcavamo un muro e c’era un guardiano che ci dava i fucili mitragliatori… le balle erano sei e noi mettevamo tre fucili per ogni balla. Poi scendevamo alla stazione di Colonna e caricavamo le balle sui camion dei tedeschi, i quali non si accorgevano di nulla perché noi dicevamo che portavamo le balle per i cavalli. Alla Cecchignola ci sono andato una volta, eravamo cinque persone, portevamo delle lunghe mantelle, una ce l’aveva data il padre de ‘ Baierino’ … Lì un tenente ci consegnò dieci fucili e ce li siamo messi due a persona ‘ pè cuollo ‘ ( in spalla) sotto le mantelle.”
“… non abbiamo mai fatto azioni con quelle armi, quelle armi ci servivano per la rivoluzione”..
poi il 5 Giugno 1944 prima della liberazione le armi vengono usate quando a Genazzano arrivarono i soldati francesi.. “A San Vito, ai Piccoli Colli, c’era un villino dove stavano i tedeschi, noi eravamo cinque o sei persone e ci siamo andati con un tenente francese e un altro soldato, eravamo armati. Ma sulla strada il tenente si è messo a guardare con il cannocchiale e gli è arrivata una mitragliata, cosi c’io semo n’collato’ con la camionetta dell’altro francese e lo abbiamo portato a Palestrina, ‘ semo fatto na buca pe abbelaio (seppellirlo)’ a Quadrelle ( località nel territorio di Palestrina), ce ne stavano sepolti tanti altri.”